Edifici Religiosi

Chiesa Arcipretale di Colle Umberto

Lo stile architettonico della facciata dell'arcipretale di Colle Umberto, nonchè l'impianto planimetrico dell'interno, ad un'unica ampia navata, rivelano chiaramente la cultura neoclassica del progettista Sebastiano De Boni.
La facciata si presenta caratterizzata da quattro lesene di ordine composito sorrette da un massiccio zoccolo in pietra d'Istria, reggenti a loro volta la cornice di trabeazione, oltre la quale è impostato il frontone triangolare, decorato da un'apertura trilobata nel timpano e da un acroterio con la croce sul vertice. Il portale d'ingresso, con piccolo frontone, introduce nell'ampia La parrocchiale di Colle Umberto
aula ad un'unica navata non perfettamente regolare perchè gli angoli risultano smussati, con il coro e le due cappelle votive, dedicate a S. Antonio e all'Immacolata, sopraelevati rispetto al piano di calpestio. Le pareti laterali sono scandite da quattro altari incassati in nicchie e separati da lesene abbinate che sorreggono una imponente cornice marcapiano che corre lungo tutta la navata; sopra questa, in corrispondenza di quelle sottostanti, poggiano altrettante coppie di piccole lesene, alternate alle sei ampie finestre rettangolari che hanno la funzione di illuminare l'aula con una luce diffusa. La cornice marcapiano continua nella zona presbiteriale, sorretta da lesene singole compresse fra i tre archi che sorreggono il catino absidale; sopra il coro si eleva la maestosa cupola poggiante su pennacchi. L'ampliamento del presbiterio, eseguito nel 1929 su progetto dell'architetto Domenico Rupolo di Caneva raccordando intorno ad esso le due citate cappelle votive, ha certo conferito maggiore praticità e compiutezza all'edificio, con l'aggiunta di tre vani adibiti a ripostiglio e sacrestia, a scapito però dell'organicità della impostazione originale data dal De Boni, quale risulta dal quadro di Antonio Pigatti con "Processione del Corpus Domini”, evidentemente dipinto prima di quell'anno. Tale ampliamento è testimoniato da una iscrizione posta presso l'altare maggiore, del quale, pure dello stesso Sebastiano De Boni è anche il progetto del campanile, alto 41 metri, riedificato tra il 1816 e il 1821 sulle rovine del precedente, cominciato nel 1810 ma improvvisamente crollato il 24 giugno 1815. E’ verosimile pensare che, negli anni in cui il De Boni era impegnato nella direzione dei lavori relativi alla chiesa e al campanile, egli sia intervenuto a Colle anche nella sistemazione della Villa Morosini, ora Lucheschi, e della cappella adiacente. Per quanto riguarda gli arredi d'arte dell'arcipretale, il loro studio filologico segue in apposito catalogo; un cenno di rilievo però merita il grande organo del Pugina, addossato al retrofacciata sopra la cantoria elegantemente intagliata, inaugurato il 24 ottobre 1924 in sostituzione, di quello originario.

Chiesa Arcipretale di S. Martino di Colle Umberto

L'arcipretale di S. Martino di Colle Umberto si fregia di un elegante porticato rinascimentale esteso all'intera facciata, eco della Loggia del Sansovino a Ceneda di Vittorio Veneto, ora Museo della Battaglia, di cui ripete il motivo delle cinque arcate anteriori e delle due laterali.
La chiesa attuale, ad una sola navata, è il risultato delle radicali trasformazioni, avvenute ai primi dell'Ottocento, del precedente edificio quattrocentesco consacrato dal vescovo Michele Dalla Torre solo nel 1548; lo stemma di questo prelato, che resse la diocesi di Ceneda dal 1547 al 1586, è stato scolpito sulla chiave di volta dell'arco centrale.
Dal più vecchio registro della Luminaria di S. Martino esistente nell'Archivio parrocchiale: "Conto Consuntivo dal 1520 al 1558 - Volume unico", veniamo a sapere che tra il 1525 e il 1533 fervevano i lavori "per condur su alla gesia de San Martin" carri di "saxi"... "de calcina"... "depiera cotta", "corpi", "sabion", ed altro materiale occorrente per la costruzione della chiesa.
Scorrendo con attenzione le pagine relative agli anni seguenti, abbiamo la piacevole conferma che gli affreschi che tuttora ornano la controfacciata e la contigua parete di sinistra dell'arcipretale attuale, ora compresi nel cassero di sostegno della cantoria, sono opera dell'illustre pittore cinquecentesco Francesco Pagani, meglio noto con il soprannome Da Milano perchè in questo modo egli usava firmare i suoi dipinti, pur avendo abitato per quasi tutta la prima metà del Cinquecento a Serravalle "in contrada de Piai".L'Arcipretale di Martino con campanile
Prima d'ora questi affreschi erano stati assegnati dubitativamente all'Amalteo da Vittorio Querini, che aveva potuto vederli prima che fossero ricoperti dalla calce, mentre già Mauro Lucco vent'anni dopo, avanzava una proposta attributiva a favore del Da Milano, in attesa naturalmente che la mano esperta di un restauratore li riportasse allo stato originario. La conferma della paternità del Da Milano viene alcuni documenti tratti dal citato registro della Luminaria. Non c'è dubbio che i pagamenti ivi citati si riferiscono alle scene della vita di Cristo, di cui ora rimane la "Flagellazione” sulla controfacciata e "Cristo davanti a Pilato" sulla parete sinistra, affrescate dal Da Milano quindi in una fase avanzata della sua produzione quando, completamente svincolato dalle suggestioni dureriane particolarmente evidenti nel ciclo della Sala dei Battuti di Conegliano, la sua arte si apre ad una maggiore inventiva e libertà compositiva quali si possono ammirare nel grandioso ciclo di Castello Roganzuolo e ancora di più negli affreschi della sacrestia dell'arcipretale di Vazzola, verosimilmente dello stesso periodo.
La data 1540 è stata incisa a chiare lettere sulla grande vasca in pietra del battistero accanto allo stemma della famiglia nobiliare De Gazzuolis, che risiedeva nell'attuale Borgo Gazziol. Raffigura una gazza posata su un ramo che cresce da un monte a tre cime.
Lo stesso stemma si trova anche sull'arco del porticato prospiciente la canonica. Nè certo è da identificare con l'attuale pala dell'altare maggiore, dipinta da Gasparo Fiorentini oltre un secolo dopo.Il bel dipinto su tavola, raffigurante il titolare S. Martino in atto di donare al povero la metà della propria clamide fra i patroni S. Antonio da Padova e S. Floriano, posto sull’altare maggiore venne eseguito nel 1678 da Gaspare Fiorentini mentre a Battista de Zorzi Veronese è attribuita la paternità del grandioso altare maggiore, ricco di marmi pregiati, e in particolare dell'artistico tabernacolo; non è escluso che lo stesso Battista de Zorzi sia autore anche dei bei paliotti della mensa dei due altari laterali, scolpiti in marmo bianco di Carrara con scene raffiguranti la "Sacra Famiglia" e la "Decollazione del Battista" .
Per quanto riguarda l'affresco del soffitto, purtroppo risulta abbondantemente ridipinto in seguito ai danni causati dal terrernoto del 18 ottobre 1936, per cui oggi è più agevole ravvisarvi la mano del suo restauratore, il pittore vittoriese Vittorio Casagrande per l'appunto, che non quella del suo autore originario. Raffigura la "Gloria di S. Martino" nella parte inferiore, fra i patroni S. Giovanni Battista, S. Antonio da Padova, S. Floriano e S. Giuseppe, mentre in quella superiore compare la Vergine assunta in cielo tra schiere di angeli e preceduta dallo Spirito Santo in forma di colomba. Sul soffitto del coro, entro una cornice di stucco rettangolare ad andamento mistilineo come quella della navata, sono affrescati degli angeli reggenti mitria e pastorale, quali attributi del santo titolare. L'autore potrebbe essere Sebastiano De Boni, che a Colle ha diretto i lavori per la costruzione di Chiesa e campanile, ma la cui attività come pittore, pure copiosa, è ancora tutta da scoprire.

Chiesa Parrocchiale “Madonna della Pace” al Menarè

Istituita la nuova parrocchia "in località Colle Umberto" con decreto del vescovo Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo 1, in data 16 luglio 1969, dotata di personalità giuridica il 16 ottobre 1972, l'attuale chiesa parrocchiale della Madonna della Pace, di cui venne posta la "prima pietra auspicale" il 9 aprile 1972, fu consacrata dal vescovo Antonio Cunial il 24 dicembre dello stesso anno. Progettista è l'architetto di Vittorio Veneto
Giovanni Dal Bo, che qualche anno prima aveva steso il progetto anche della nuova parrocchiale di Ponte della Muda.Chiesa del Menarč
Concepita secondo un piano circolare che si ispira alla chiesa cattolica di Frank Gibberd a Liverpool, essa risponde perfettamente alle nuove esigenze liturgiche di una più ampia compartecipazione fra celebrante e fedeli, in base alle direttive del Concilio Vaticano II.
In forma di esagono allungato nella zona del presbiterio, con la cappella dei Santissimo sulla sinistra, mentre il fonte battesimale si trova in prossimità dell'ingresso, oltre che dalle finestre delle pareti essa riceve luce dalla lanterna cuspidata al vertice che svetta verso il cielo, "accentuando le caratteristiche di una tenda che si eleva sullo sfondo verde del colle" (Ferrighetto). Il dislivello del terreno, che tende ad abbassarsi rispetto al piano della strada, è stato risolto dislocando sul piano seminterrato le opere parrocchiali, oltre ai servizi vari.
Sulla parete absidale, dietro l'altare della celebrazione, è in bella mostra un affresco (cm. 1 50 x 300) con il "Cenacolo" del pittore Luigi Cillo, nato a Cappella Maggiore nel 1920 e che ora vive a Colle Umberto, presso Borgo Campion. Dipinto nel 1967 per la cappella della Casa di Cura a Costa di Vittorio Veneto, ma acquisito alla chiesa della Madonna della Pace dal 1973, raffigura in stile moderno il tema tradizionale dell'ultima cena di Cristo alla presenza degli apostoli prima della sua passione e morte.
Sulla parete sinistra, prima della Cappella del Santissimo, si impone una statua raffigurante la Madonna della Pace dall'aspetto soavemente giovanile, scolpita in legno di tiglio da Corrado Moroder di Ortisei, in Val Gardena (BZ).
Di un certo interesse anche le quattordici stazioni della Via Crucis in bronzo argentato, firmate Vedele da Milano.


Chiesa di S.Sebastiano nel borgo omonimo

Dopo le arcipretali di S. Tommaso e di S. Martino e la parrocchiale della Madonna della Pace al Menarè, la chiesa di S. Sebastiano è la quarta in ordine di grandezza del comune di Colle Umberto. Nella relazione per la visita pastorale fatta a Colle il 7 giugno 1752 viene detta "chiesa campestre pubblica sotto l'invocazione di S. Sebastiano, provveduta del necessario dalla Limosina de' Parrocchiani, e d'un poco d'affo che cava det.a chiesa da pizziolo Fondo". Nella successiva relazione del 1805, nel ribadire che "è di ragione della Comunità, e di Parrocchiale diritto", si precisa che "si venera una Reliquia del d.o Santo riconosciuta da S.E.R. ma Mr. Lorenzo Da Ponte Vescovo di Ceneda nel 1747, come dall'Autentica".Chiesa di S.Sebastiano
Sul campanile, poggiante sulla facciata e sulla parete sinistra, e sostenuto da una caratteristica colonna all'interno della chiesa stessa, è stato murato, poco sotto la cella campanaria, un interessante stemma vescovile scolpito sulla viva pietra che reca incisa la data 1731. Potrebbe trattarsi dell'anno in cui sono stati portati a compimento i lavori di ristrutturazione della chiesa nelle dimensioni attuali. L'altare maggiore, impreziosito da marmi policromi, è ornato da un dipinto su tela che raffigura nella parte superiore la Madonna col Bambino tra le nubi, in atto di reggere il noto Scapolare del Carmine. Nella parte inferiore domina, al centro legato ad un albero e colpito da frecce, il titolare S. Sebastiano, fra S. Rocco a destra additante il bubbone della peste sulla gamba, e S. Floriano a sinistra in abiti vescovili, con mitria e pastorale, mentre una mucca fa capolino ai suoi piedi all'estrema sinistra, in segno del suo protettorato sul bestiame. L'iconografia del Santo è di estremo interesse perchè conferma, nel Settecento, la diffusione in diocesi di Ceneda, ora di Vittorio Veneto, del culto di S. Fioriano, predecessore di S. Tiziano nella cattedra episcopale di Oderzo, quale intercessore contro le malattie del bestiame in genere, patronato che abitualmente viene attribuito al S. Floriano soldato e martire di Lorch.
L'opera non è finnata nè datata.
Sulle pareti della navata, rimarchevoli sono le quattordici "Stazioni della Via Crucis" (cm. 46x36 ciascuna), incise a Venezia fra il 1778 e il 1779 con la tecnica dell'acquaforte e bulino nella celebre calcografia del tedesco Giuseppe Wagner e tratte da opere di vari esponenti della pittura veneta del Settecento. Gli incisori che hanno atteso a questo lavoro sono fra i più abili del tempo: Antonio Baratti (1824- 1787), Fabio Berardi (1728-1788), Pelegrin de Colle (1737-1812) e Giuseppe Lante (1737-1779).
Le incisioni sono acquerellate e racchiuse da cornici di legno. Sul margine inferiore di ogni foglio si può leggere al centro la stazione e il corrispondente numero romano, mentre ai lati, su due righe, compare una iscrizione in latino relativa all'episodio in questione della Via Crucis.
Dal 1993 anche le pareti dell'arcipretale di S. Martino di Colle Umberto sono ornate da una copia di queste quattordici stazioni della Via Crucis, riprodotte fotograficamente da Pietro Zaros dagli originali del citato Castello di S. Martino. Le tele originali con le quattordici "stazioni della Via Crucis" sono custodite a Venezia, nella chiesa di S. Maria del Giglio, sestiere di S. Marco.


Oratorio della Madonna della Salute in borgo Mescolino

Non si sa con precisione quando sia sorto quest’oratorio nella borgata di Mescolino. Viene nominato per la prima volta nel 1478 sotto il titolo di Chiesa Madonna della Salute “S.Maria della Misericordia”. L’oratorio fu rifatto nel 1710 nelle forme attuali. Nel 1854 la chiesetta venne chiamata succursale dell’arcipretale di S. Martino. L’oratorio è sempre stato centro di devozione ed è il più frequentato anche da persone fuori parrocchia.

 

 

 





 

 


Oratorio di S. Antonio abate a Campion

Il borgo Campion faceva parte della "Villa di Colle". Scrive l'arciprete di Colle don Gian Paolo Malanotti in una sua relazione: "Non vi è alcun luogo a questa chiesa soggetto sotto altra denominazione, fuorchè un piccolo borgo, detto Campion, appartenente alla cura spirituale di San Martino di Colle e che negli affari civili forma un corpo solo col Comune di Collee". Oratorio CampionL'oratorio è stato costruito verso l'anno 1693, sotto l'invocazione della Beata Vergine e di S. Antonio abate a spese della nobile famiglia Piazzoni di Serravalle residente in un palazzo prospiciente Piazza Flaminio. Il 15 settembre 1779 l'arcidiacono e vicario generale della diocesi mons. Basilio Piazzoni, comproprietario di detto oratorio al tempo del vescovo Marco Zaguri, nella sua relazione lo pone sotto il titolo di S.Antonio e S. Osvaldo. E' sempre stato trovato in buone condizioni, anche quando passò in proprietà alla famiglia Olivi, anch'essa di Serravalle. Oggi è di proprietà della parrocchia di San Martino ed è stato derubato di tele giudicate di qualche valore artistico.
Sulla pala dell'unico altare era raffigurata la Madonna con il Bambino, S. Antonio di Padova, S. Osvaldo e S. Domenico. Nel 1954 è stata acquistata dalla ditta Orcesi di Panna una statua raffigurante S. Antonio abate.


Oratorio di S. Croce e di S. Pietro a Gazziol

La data e lo stemma posti sulla vasca del battistero (1540) con le iniziali "HI.G. " nella chiesa parrocchiale ci dicono della presenza a San Martino della nobile famiglia Gazzuolo o De Gazzuolis, che diedero il nome al sottostante Borgo Gazziol, dove avevano la loro residenza accanto ad una Oratorio Gaziolchiesetta dedicata alla Santa Croce e a San Pietro in Vincolis (= in catene)". Il primo accenno a questo oratorio lo si ha in data 26 aprile 1713 in seguito ad un lascito per la celebrazione di Messe. Nella relazione per Visita Pastorale effettuata il 24 febbraio 1741, risulta di proprietà della nob. famiglia Francesco Corradini di Conegliano e da essa mantenuto, mentre in quella dell'8 maggio 1875 l'oratorio ritorna di proprietà della nob. famiglia Pietro Gazzuoli, per passare nel 1887 in proprietà dei sig. Bortoluzzi dott. Francesco di Ceneda. Dal 1969 è di proprietà della parrocchia per una donazione fatta dal sig. Ulliana Mansueto di Pinidello.
La pala dell'altare maggiore nel 1938 ebbe un brutto restauro ad opera del pittore Delfino Vemier (Peo), al quale forse non venne precisato il soggetto, perchè in condizioni illeggibili, ma che doveva avere riferimento alla Santa Croce e a San Pietro in catene.


Oratorio di San Rocco

L'oratorio di San Rocco, nel borgo omonimo, è stato eretto (anche sotto il titolo di San Sebastiano) per volontà degli abitanti del luogo o del paese intero come voto per essere liberati dalla peste. Il vescovo Brandolini la dice: "Una chiesina prossima alla parrocchiale ed è sprovvista di tutto".Oratorio di San Rocco
Oggi, a parte il fatto sacrilego che da soliti ignoti è stata derubata della pala che rassomigliava molto (forse una copia) a quella della chiesa cattedrale, raffigurante la Madonna della neve con ai lati i Santi Rocco e Sebastiano, di pittore ignoto, è stata addobbata di banchi nuovi, di candelieri e tovaglie, di paramenti di ogni colore liturgico e di tutto l’occorrente per la celebrazione della Messa.


Oratorio di S.Liberale in Col di Manza

L'oratorio si trova nell'area antistante Villa Fabris, che il sommo Tiziano si era fatta costruire come seconda casa, dopo quella che aveva già a S. Canziano ai Birri di Venezia, in cambio del compenso che gli spettava per aver dipinto il celebre polittico della parrocchiale di Castello Roganzuolo, messo "in loco" nel 1549. Naturalmente l'edificio attuale è frutto di un rimaneggiarnento avvenuto nella seconda metà dell'Ottocento, che comportò la sopraelevazione di un piano; tuttavia il suo primo illustre proprietario è testimoniato dalla seguente iscrizione posta sulla facciata: "Haec Titiani domus".
La pala che ornava l'altare di questo oratorio raffigura la Madonna col Bambino, seduta tra le nubi e attorniata da cherubini, reggente con la destra la corona del rosario; nella parte inferiore compare a sinistra il titolare S. Liberale in abiti militari e con la palma del martirio. Di maggior interesse invece l'altra tela con il "Martirio di S. Eurosia" ritratta in abiti principeschi dopo che il carnefice le ha appena tagliato mani e piedi che, particolare piuttosto rnacabro, compaiono per terra davanti a lei, mentre un angeletto dall'alto le porge la corona e la palma del martirio.
L'interesse maggiore è dato dal brano paesaggistico che si apre sulla destra, perchè è una riproduzione fedele, quasi fotografica, della situazione ambientale del Serravallese e in particolare del territorio di Colle Umberto nella seconda metà del Seicento; infatti il primo edificio viene identificato come Villa Morosini-Lucheschi, il secondo è Villa Zuliani-Verecondi, a cui segue il complesso abbaziale di Colle con l'oratorio di S. Pietro e la parrocchiale di S. Tommaso apostolo, mentre nello sfondo a sinistra Ceneda, di cui si riconosce la cattedrale, il castello di S. Martino e le fortificazioni del colle S. Paolo, e a destra Serravalle, con il Santuario di S. Augusta preceduto dalle sei cappelle costruite nel 1642 lungo la via di accesso.


Oratorio della Madonna delle Grazie

Una graziosa tela (Fig. 149) oma l'altarino dell'oratorio situato a Colle Umberto all'incrocio fra Via Veglia e Via Tagliamento. Oratorio della Madonna delle GrazieUna lapide murata all'intemo di detto oratorio reca un'iscrizione con l'anno di costruzione e il nome del costruttore: "Zanette Antonio efamiglia per devozione 1911 ". Con una iconografia che si rifa ai canoni quattrocenteschi, il pittore Vittorio Casagrande ha dipinto una Madonna dall'aspetto soavemente giovanile che, seduta su un trono di marmo, tiene in grembo Gesù bambino in atto di reggere il giglio della castità. Notevole è il paesaggio che si apre nello sfondo fatto di case, chiese, boschi e montagne che si perdono all'orizzonte fino a confondersi con il cielo.

 

 


Oratorio della Beata Vergine della Mercede
presso la Villa Verecondi – ScortecciOratorio della Villa VErecondi Scortecci Eretto probabilmente dalla famiglia Zuliani, proprietaria della villa all’inizio del XVIII secolo. Era fino a pochi anni fa una delle chiesette visitate in occasione delle Rogazioni


Oratorio di Ca’ Gamba

L’oratorio pubblico di S. Antonio e di S. Gaetano sorge in prossimità di Villa Gamba.Oratorio di Casa Gamba Molto grazioso, di stile settecentesco, aveva una bella pala, che portava in basso un’interessante visione dell’abbazia di Colle e di Ca’ Gamba, ricca di dettagli. L’oratorio era sempre aperto e veniva frequentato dai fedeli del centro del paese. Ora è in notevole degrado.

 

 

 

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